Nanowritober Challenge! #11
Nanowritober Challenge! #11
Nanowritober è una challenge di scrittura proposta da WriMo Italia! Durante il mese di ottobre, verranno proposte delle parole chiave sulle quali costruire dei brani estemporanei. Ho deciso di creare dei testi tratti dalla storia di Dodici Giorni! La parola di oggi è “Occhio” e il consiglio bonus è quello di scrivere un brano di genere horror, mistery o thriller. Pronti? Via!
Episodio 11: “Biglietto”
25 novembre 2018,
Starbright Beach, Los Angeles, California
– È questa? – domanda il ragazzino più piccolo, la sua voce è un sussurro che quasi si perde tra il rumore delle suole sull’erba bagnata e quello dei loro passi.
– Secondo te? – fa quella più grande, che guida il gruppetto, con un tono sarcastico.
È l’unica casa senza luci, con l’erba incolta. Non c’è nessuno all’interno, e pare che non ci viva nessuno da parecchio. La villa non è tenuta male, o in grave stato di abbandono, ma è disabitata, e questo è piuttosto evidente.
– Come fai a sapere che dentro c’è un fantasma?
La più grande si volta a guardarlo, e tutti si fermano. – Lo so e basta. La ragazza che ci abitava è morta qui dentro qualche anno fa, e non se n’è mai andata.
– Sono tutte fesserie. – dice il bambino, ma la sua paura è palpabile. Non vuole avanzare sul vialetto.
– Dicono che si sia uccisa per amore.
– Io invece so un’altra storia. – A prendere la parola è stata un’altra bambina. – Non ci è morto proprio nessuno, qui dentro. Inventi solo storie stupide, Christine.
– Storie stupide? Il fantasma della ragazza che viveva nella vecchia villa Van Doorn è ancora qui, al piano di sopra. E nel giorno della sua morte, cioè oggi, torna a piangere per il suo amore perduto.
La bambina che aveva parlato prima di Christine scuote la testa. – Non dovremmo farlo. È sbagliato.
– Nessuno ti costringe, cacasotto. – Christine ricomincia ad avanzare. Gli altri tre bambini le tengono dietro.
– Come si chiamava la ragazza?
– Non lo so, mio fratello non me l’ha detto. – si affretta a rispondere Christine, è a un passo dalla porta. – Ha detto solo che ha visto il suo fantasma, l’anno scorso. Si aggirava per le stanze. Un attimo prima c’era e l’attimo dopo non ha visto più niente. Tutto buio.
La mano di Christine è sul pomello. Spinge leggermente la porta. – …è aperta.
– Chris, ti prego, torniamo a casa. – piagnucola il quarto e ultimo ragazzino, Christine adesso è spazientita. – Sentite, io entrerò qui dentro, con o senza di voi. – Apre di più la porta, e gli altri bambini la seguono. La casa è silenziosa. Le luci sono staccate. Vedono il corridoio spoglio, e intravedono un grosso divano illuminato dalla luce dei lampioni. Christine fa un passo. Il parquet scricchiola sotto le sue scarpe. Si schiarisce la voce. – C’è nessuno?
Non riceve risposta. Continua ad avanzare. – Ehm… ragazza-fantasma?
– Non chiamarla così! Magari non sa di essere morta. – sussurra il bambino più piccolo, Christine ci pensa su, riflette.
– Forse hai ragione tu. – Si schiarisce ancora la voce. – Ragazza! Sei qui?
Non pensavo sarebbero arrivati fino al secondo piano, ma stanno salendo le scale. In mano ho ancora il biglietto che lei scrisse quella notte maledetta. Sgualcito, rovinatissimo. Non se ne leggono neppure più le parole, ma non ho bisogno di leggerle per ricordarle. Lo rimetto in tasca, ormai i bambini sono vicinissimi. Sento la voce di Christine, quella più grande, che ho visto dalla finestra. – Ragazza, se ci sei, batti un colpo.
– Non sapete che bisogna bussare, prima di entrare in casa della gente?
Okay, lo so che è stato infantile. Ho terrorizzato a morte quattro ragazzini solo perché sono venuti a rompere la mia riflessione notturna e mi sento irritato. Ora sono pietrificati, al centro del corridoio al secondo piano di Villa Van Doorn. Mi hanno visto sull’uscio del bagno e io li fisso a braccia incrociate. Vedo bene in faccia Christine. Ogni muscolo del suo viso è immobile. Deve avere al massimo dodici anni.
– Posso chiedere cosa ci fate qui?
– Non è una ragazza! – mormora a mezza bocca il ragazzino più piccolo.
– No, è un signore.
– Non sono un signore, non ho nemmeno compiuto trent’anni. – borbotto, irritato.
– N-noi cercavamo un fantasma. – rivela l’altro ragazzino, Christine lo guarda allarmata.
– Temo che qui non ci siano fantasmi.
– E tu chi sei? Cosa ci fai qui dentro? – chiede Christine, attenta.
– Io mi chiamo Edge. – sospiro. – Sono un amico della ragazza che abitava qui. Tiro fuori le chiavi e gliele mostro. – Vedete queste? Si usano per entrare nelle case. Quando si entra senza essere invitati è un’effrazione. Si va in galera per questo.
– Oh, no, la prego signore, non ci mandi in galera! È stata tutta colpa di Christine, è lei che voleva entrare! – L’altra ragazzina adesso è ancora più spaventata, e io sto per mettermi a ridere.
– Non vi manderò in galera, ma non chiamatemi più “signore”. Intesi?
Tutti e quattro annuiscono. – Venite, usciamo.
I bambini, naufragata la loro missione, mi seguono senza un fiato. Chiudo accuratamente la porta, e mi aspetto che scappino via, ma restano alle mie spalle, in fondo al vialetto. – Se siete ancora qui, suppongo che ci sia un motivo.
– La ragazza che è morta qui…
– Qui non è morta nessuna ragazza. – taglio corto. Odio sentirglielo dire. Odio che lo dicano senza tatto. – Non è morta nessuna ragazza.
– Ma mio fratello mi ha detto…
– Tuo fratello ti ha detto una stupidaggine. – Credo di essere stato troppo duro, i bambini mi guardano spaventati. L’altra ragazzina abbassa lo sguardo.
– Ci dispiace tanto, siamo stati davvero stupidi.
Christine sta piangendo. Ho fatto piangere una bambina. Grandioso, Edge. Davvero grandioso. Sospiro.– Scusate, non volevo alzare la voce. – Tento di risultare meno arrabbiato. – Vi assicuro che la ragazza che viveva qui sta bene. È solo andata a vivere da un’altra parte, ma è viva.
– Noi pensavamo che in questa casa ci fosse il suo fantasma, perché Christine aveva detto che suo fratello l’anno scorso ha visto una ragazza e…
– L’anno scorso? – Mi picchietto il mento. Credo sia stata Jennifer. Forse anche lei è venuta qui in pellegrinaggio come me. Veniamo a vedere casa sua nel giorno in cui l’ha lasciata per non tornarci più. – Sì, forse ho capito di che parli. Ma temo di dovervi deludere, non era un fantasma.
I bambini restano immobili. – La ragazza che viveva qui, soffriva molto. Si è trasferita in un altro Paese.
– E tu perché sei qui? – chiede adesso l’altra ragazzina. Credo sia la più intelligente del gruppetto. Sono felice che mi abbia dato del tu. Non so come sentirmi, però, riguardo al tono leggermente indagatore che ha usato con me.
– Perché di tanto in tanto vengo a controllare che qui sia tutto a posto. In attesa che lei ritorni.
– Ma… lei era la tua fidanzata? – chiede il bambino più piccolo. Mi gratto la testa.
– Ecco… questa è una faccenda piuttosto complicata. – Credo di essere arrossito. Sento le guance andare a fuoco. – Comunque il punto non è questo! Il punto è: non venite più qui, mi sono spiegato?
I quattro bambini annuiscono, decisi. Posso fidarmi. Se non altro per lo spavento che gli ho fatto prendere, al piano di sopra. – Ora andate via.
Corrono e in una manciata di secondi non li vedo più. Mi volto per tornare dentro, ma non lo faccio. Non voglio più tornare e guardare quella vasca. Mi fa troppo male. E mi fa ancora più male sapere che sono passati troppi mesi da quando non ho sue notizie.
Gliel’ho sempre detto che è troppo testarda. Speravo che durasse poco. Che dopo qualche settimana ricominciasse a rispondermi. E invece sono passati quattro interminabili mesi. Appoggio la mano alla porta. Come se dietro ci fosse ancora lei. – Mi manchi.
Poi, decido di andare via, e lascio la casa alla sua eterna notte. Qualcuno l’ha trasformata in una leggenda. Forse è questa la cosa che mi ha dato più fastidio, sentir parlare di lei, della sua storia, come se non fosse reale.
Mi ha fatto paura.
Sono sulla moto. Metto il caso. Guardo la casa per l’ultima volta, e quasi spero di vederla apparire. Ma non appare. E io vado via.
Nanowritober è una challenge di scrittura lanciata da WriMo Italia!
Durante il mese di ottobre, verranno proposte delle parole chiave sulle quali costruire dei brani estemporanei.
Ho deciso di partecipare, creando dei testi tratti da Dodici Giorni, il mio primo romanzo!
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A presto!
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