Nanowritober Challenge! #07

Nanowritober Challenge! #07

Nanowritober è una challenge di scrittura proposta da WriMo Italia! Durante il mese di ottobre, verranno proposte delle parole chiave sulle quali costruire dei brani estemporanei. Ho deciso di creare dei testi tratti dalla storia di Dodici Giorni! La parola di oggi è “Legno” e il consiglio bonus è quello di scrivere un brano lungo almeno 500 parole. Pronti? Via!

Episodio 7: “Legno”

 

30 dicembre 2017

Volendam, Olanda Settentrionale, Paesi Bassi

 

La casa di Angel, a Volendam, ha gli stipiti in legno.

È una tipica casa olandese, col tetto spiovente, un salotto ampio, una scala che va al piano di sopra, dove ci sono le camere da letto, il vecchio studio del suo bisnonno, e un bagno più grosso di quello in cui si è andata a rinchiudere adesso, lasciandomi solo coi miei pensieri. Tamburello le dita sulle cosce.

Dalla finestra della cucina si vede il mare. È una giornata grigia e piove. Nell’estate del 2016 ha piovuto di continuo. Sul tavolo c’è la tazza di tè che stava bevendo prima che bussassi. Credo sia freddo adesso. C’è anche la copia di Animals dei Pink Floyd che le ho regalato, perché la discussione su chi sia il miglior chitarrista al mondo non credo la termineremo mai e comunque mi piace stuzzicarla dicendole che Jimmy Page è sopravvalutato, è una cosa che la fa infuriare, e quando s’infuria io mi diverto parecchio, perché fa una faccia arrabbiatissima e mi dice che non capisco niente di musica, ma in realtà ne capisco più di lei, e lei lo sa.

Sono seduto sul divano che ha scelto il giorno in cui si è trasferita qui. Me lo ricordo quel giorno, eravamo a pezzi. Avevamo solo Snickers nello zaino, spiaccicati per giunta, e io non riuscivo a sopportare l’idea che sarebbe rimasta da sola a vivere in un Paese straniero, senza amici.

Senza di me.

Fisso la porta che ha chiuso pochi minuti fa, e so che quando l’aprirà litigheremo, ma non sarà per decidere chi è il miglior chitarrista al mondo. Io odio litigare con lei quando si tratta di altre cose. E soprattutto, odio quello che mi dirà quando litigheremo per questa cosa in particolare, e cioè quello che mi dice ogni volta che le mie ragazze danno di matto: “Edge, non possiamo più sentirci”.

Quando lo dice, mi terrorizza. Perché credo che prima o poi sarà così ottusa da chiudere davvero i rapporti con me, ma non è quello che vuole, e io lo so. È questo il motivo per cui ho preso un aereo e ho fatto venti ore di viaggio per arrivare da lei. Rompere non è quello che vuole, e non è quello che voglio io. Vuole imporre ad entrambi questa decisione stupida perché pensa che così io sarò più sereno, potrò “concentrarmi sulla mia vita”. A me non importa essere sereno, e la mia vita così com’è può andare. A me importa solo di sapere come sta, vederla, passare del tempo con lei. È questo che non capisce, nella sua ostinazione. Angel è testarda come un mulo. Thunder pensa che io sia troppo innamorato di lei per vederne i difetti, ma io difetti di Angel li vedo tutti benissimo, è che la loro importanza è infinitesimale rispetto a quanto è bello stare insieme a lei. E poi Thunder e tutti gli altri non hanno mai capito perché ha fatto quello che ha fatto, io sì. Non ero d’accordo con lei, e non lo sono nemmeno adesso, ma in un certo qual modo l’ho capito. Ho capito che non poteva fare diversamente, non ne aveva la forza. Sento la porta aprirsi. Esce dal bagno, mi guarda, sospira. – Cosa devo fare con te?

– Ordiniamo qualcosa da mangiare? – ignoro il suo tono esasperato, e sorrido perché è sempre più bella, e guardarla mi riempie l’anima.

– Edge, io ti dico che dobbiamo chiudere e tu prendi un aereo e vieni da me una settimana dopo.

– Voglio fare il bagno nel mare del Nord, il primo gennaio. Lo abbiamo fatto anche l’anno scorso, e ci siamo divertiti da pazzi!

– L’anno scorso non avevi una ragazza che mi odia.

Mi gratto la testa. Dico una bugia. – Lei non ti odia.

– Invece sì, e ne ha tutte le ragioni. – fa lei, imbronciata, le spalle incrociate sul petto. È appoggiata allo stipite. – Lo sa che sei qui?

Non rispondo. Si porta una mano sugli occhi. – Sei scappato qui per passare il capodanno insieme a me, e la tua ragazza, che mi odia, non lo sa. Fammi capire, tu credi sul serio che sia tutto okay?

– Sei felice di vedermi, no?

– Non ha importanza.

– Ce l’ha per me.

– Edge, per favore.

Quello che proprio non capisco è per quale motivo preferisca la felicità di una tizia che neppure conosce alla mia, alla nostra. E so che in teoria ha ragione lei, ma non me ne frega niente della teoria. Si allontana dallo stipite, avvicinandosi al tavolo. Tocca la tazza. Si accorge che il tè è freddo.

– Ordiniamo qualcosa da mangiare? – ripeto, cercando di cancellare quello che ci siamo appena detti. Devo temporeggiare, le farò cambiare idea, ma devo aspettare adesso.

– Potremmo andare a mangiare del pesce fritto qui dietro, da Jon. – mormora, sconfitta. Non vuole più litigare. Ha abbassato le armi.

– Uh, lo adoro il pesce fritto di Jon! – Salto in piedi e riduco la distanza che mi separa da lei. Angel mi guarda, poi scuote la testa.

– Non è giusto.

– Lo so – convengo, non ha senso negare l’evidenza. Però le mie braccia l’avvolgono e la stringono, e io mi sento vivo. Cosa può esserci di meglio per me, là fuori? Niente.

– Quando hai l’aereo di ritorno? – chiede, la faccia nascosta nella mia spalla.

– Mercoledì.

Annuisce, poi solleva il viso per guardarmi. – Dopo mercoledì non voglio più sentirti, né vederti. Non si può più.

– Io lo voglio.

– Tu sei un… – Inizia ad innervosirsi, ed è questo il momento in cui devo di nuovo allontanarmi o rischio di infrangere l’accordo tacito che c’è tra di noi. Io non ci provo, Angel mi lascia stare accanto a lei. È il nostro patto. Così posso amarla da vicino. Ma se tra quattro giorni non potrò più vederla, questo patto a cosa mi sarà servito? Io volevo solo esserle amico. Un amico innamorato, un amore non ricambiato? Sì, è anche questo, ma se non importa a me, se a me tutto questo sta bene, non vedo perché debba importare a lei.

Vorrei mettermi a gridare. Si è avvicinata alla porta, la apre. Mi fa un cenno, le vado dietro, la porta si richiude alle nostre spalle.

 

Nanowritober è una challenge di scrittura lanciata da WriMo Italia!

Durante il mese di ottobre, verranno proposte delle parole chiave sulle quali costruire dei brani estemporanei.

Ho deciso di partecipare, creando dei testi tratti da Dodici Giorni, il mio primo romanzo!

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A presto!

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