Nanowritober Challenge! #02

Nanowritober Challenge! #02

Nanowritober è una challenge di scrittura proposta da WriMo Italia! Durante il mese di ottobre, verranno proposte delle parole chiave sulle quali costruire dei brani estemporanei. Ho deciso di creare dei testi tratti dalla storia di Dodici Giorni! La parola di oggi è “Ponte” e il consiglio bonus è quello di scrivere un brano di 700 parole. Pronti? Via!

Episodio 2: “Ponte”

 

20 marzo 2016,

Roma, Lazio, Italia

 

Cammina davanti a me. I capelli castani si muovono sulla sua schiena ad ogni passo, lunghi, lisci.

Due ragazzi fermi a pochi metri da noi suonano Stairway to Heaven con chitarra elettrica e piano digitale. Hanno amplificatori piccoli e quello del piano distorce il suono. La chitarra è scordata. Angel si gira a guardarmi. È una macchia di luce sul Ponte Vittorio Emanuele II, gremito di turisti come noi che si godono il tramonto sulla Città Eterna e sono incuranti della sua divinità. A volte mi basta questo. Che lei si giri a guardarmi. I suoi occhi verdi sono panorami e foreste, sono l’immensità. Mi hanno chiesto in un’intervista cosa ha ispirato le mie canzoni più belle. Avrei voluto dire “Quegli occhi”, ma ho risposto una cosa tipo: “Il colore verde”. Così sono stato vago, sincero e non del tutto patetico. Una vittoria su tutti i fronti, praticamente. Tranne uno. Quello che non potrò mai vincere.

Sul suo viso appare l’ombra di un sorrisetto. Vuole dirmi, con quell’espressione appena appena accennata, che anche se la chitarra è scordata a lei non importa, quella è la sua canzone preferita. E io lo so già. Sapevo già che lo stava pensando. E poi dice: – Jimmy Page è il miglior chitarrista al mondo.

Sorrido anch’io, che non potrei fare altro quando mi sta così vicina. – Certo, ma dopo David Gilmour.

Fa schioccare la lingua, pronta a dirmi altro, a ribattere, per dare inizio ad uno di quei finti litigi che finiscono con me che alla fine cambio argomento, e propongo di bere o mangiare qualcosa per non starmene lì come un cretino o peggio ancora come un maniaco a fissarla imbambolato pensando a quanto sia bella. Ma Angel sta zitta. Non dice niente. Si immobilizza. Gli occhi terrorizzati sulla folla che ricopre i marciapiedi del ponte. Qualcosa l’ha paralizzata. Cerco tra la gente per capire cosa, e arriva la risposta. È uno schiaffo in faccia, una mano stretta attorno alla gola. Una giovane coppia a passeggio. Tengono per mano un bambino sui tre anni, che trotterella in mezzo a loro. Ridono. Il suo passo si velocizza. Io le corro dietro. Siamo alla fine del ponte quando finalmente riesco a raggiungerla, le prendo una mano per fermarla. – Angel.

Lei non risponde, un gesto flebile per tentare di liberarsi ma è troppo debole, e non si libera, e allora la stringo a me, forte, più forte che posso. Sta piangendo. Aveva cercato di scappare perché non vuole che la veda così. Me l’ha detto. Non voglio che tu mi veda quando piango. Ma la tengo tra le braccia, e la gente ci sorpassa, la coppia maledetta ci sorpassa, e finalmente spariscono. Il sole arancio si riflette sulla facciata del Lungotevere, e illumina la pietra bianca di un colore rosato. È tutto splendido. Roma è splendida. Ma Angel sta piangendo. E il mio intero universo dipende da questo, dalle sue lacrime, dal dolore che prova lei, lei che non dovrebbe mai soffrire. Se un Dio esistesse davvero, non potrebbe permetterlo. Il resto del mondo sì, del resto del mondo non m’importa niente, che soffrano, che brucino, e non dovrebbe importare neanche a Dio, perché l’unica cosa che conta sul serio in questa intera esistenza è lei, che è la creatura più pura, più bella che sia mai esistita.

Ha la guancia sulla mia spalla, le lascio un bacio sulla fronte. Ho dovuto insistere perché venisse a Roma con me, che lasciasse quella prigione in cui è andata a rinchiudersi. Pensavo che non l’avrei vista, che non fossi riuscito a convincerla, ma ieri è venuta al mio concerto. E oggi siamo qui, ci resteremo per una settimana, e poi dovrò vederla di nuovo andare via, ad abbracciare la solitudine che ha scelto di vivere. Lontano da tutti. Lontano da me. Mi chiedo perché doveva essere costretta a vedere quella famiglia proprio oggi, perché quei ricordi dovevano tormentarla proprio nell’unico attimo in cui stava provando a distrarsi? Perché? Ma che giustizia può esserci in questa vita se la ragazza che amo più di qualunque altra cosa adesso sta piangendo e io non posso fare niente perché stia meglio? Non posso fare niente.

Nanowritober è una challenge di scrittura lanciata da WriMo Italia!

Durante il mese di ottobre, verranno proposte delle parole chiave sulle quali costruire dei brani estemporanei.

Ho deciso di partecipare, creando dei testi tratti da Dodici Giorni, il mio primo romanzo!

Se ti è piaciuto questo brano, continua a seguirmi per non perderti le prossime uscite! Mi troverai su InstagramFacebook TikTok

A presto!

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