Dodici La Serie – Episodio 7

19 maggio 2012,

Pacific Palisades, Los Angeles, California

 

Il quartetto d’archi stava suonando Days Of Wine and Roses, i camerieri correvano di qua e di là distribuendo tartine e stuzzichini per l’aperitivo. Avevano preso posto al tavolo vicino a quello degli sposi, ma entrambi, in quel momento, stavano girovagando tra gli invitati per dedicare a loro la giusta attenzione e ringraziarli per essere venuti. Vide che sua nipote stava sussurrando qualcosa all’orecchio del fidanzato, ridendo. E lui disse qualcos’altro, che alimentò la risata della ragazza.

– Angel! – chiamò Amanda Van Doorn, interrompendoli. – Vieni, voglio presentarti i cugini di Chris!

– Torno subito – disse al ragazzo, baciandolo sulla guancia. Poi si voltò verso di lei. – Zia Lene, gli tieni compagnia tu?

– Sarà un vero piacere – rispose lei, con un gran sorriso, mentre la ragazza lasciava il tavolo raggiungendo sua madre e il suo patrigno. – Allora, Ray, come ti sembra questa festa? Immagino tu non conosca nessuno, a parte quelli seduti a questo tavolo.

– Già – ammise lui, e la donna gli si avvicinò.

– Ci pensa zia Lene, sei in ottime mani. Allora… quella a destra è zia Emily – cominciò Helene Van Doorn, con un cenno della testa diretto a una donna anziana seduta sotto un arco di fiori che teneva in mano un canapè di pomodori secchi. Poi indicò un uomo rotondo dalle guance rosse, che dormicchiava sulla sua sedia. – E quello è zio Orson Hargreaves. Sono gli unici due fratelli di mia madre ancora in vita. Come vedi, lui è già ubriaco perso, e il pranzo non è nemmeno iniziato.

Continuò a osservare le persone che la donna gli presentava a voce bassa. – Lei è Beatrice Hargreaves, non ho mai capito che grado di parentela ci leghi, credo sia una tua lontana cugina, vero, mamma?

– Sì, di terzo grado, mi è molto affezionata – confermò Phyllis Van Doorn. – Lene, ti prego, smetti di torturare questo povero ragazzo che è troppo gentile per dirti di darci un taglio.

– Sto solo mostrando a Ray la nostra famiglia. Non ha mai avuto il piacere di ritrovarsi in un covo di Hargreaves selvatici. Ti sto forse annoiando, Ray? – chiese Helene, divertita.

– Assolutamente no – rispose lui. La donna anziana gli sorrise, bonariamente.

– La famiglia Hargreaves è molto numerosa, caro.

– E c’è un sacco di gente odiosa – aggiunse Helene. – Ad esempio… vedi quella che sta venendo verso di noi? Si chiama Gwyneth Hargreaves, figlia maggiore di zio Orson, è forse la cugina peggiore che abbiamo, io e Amanda.

– Lene! – rimproverò la vecchina.

– Che c’è? Ho solo detto la verità! – Il ragazzo ridacchiò, lei gli bisbigliò all’orecchio: – Eccola che arriva, fai una faccia impassibile, e non accettare le sue provocazioni, non ne vale la pena.

– Lo stai dicendo a lui o a te stessa? – rispose l’anziana; sua figlia la guardò.

– Com’è che quando vuoi ci senti benissimo, tu?

Lui le guardò confuso, mentre l’altra donna, sulla cinquantina, vestita con un attillato tubino dorato, si avvicinava al loro tavolo. Baciò sulle guance la vecchina. – Zia Phyllis! Ti trovo benissimo.

– Gwyneth, cara – rispose lei, e ascoltò qualche commento sul club in cui si trovavano mentre Helene lanciava occhiate eloquenti a Ray che intuì la scarsa simpatia che intercorreva tra le due. La nuova arrivata si rivolse alla cugina con un largo sorriso che, sul suo viso magro, sembrò quasi un crepaccio orlato dal rossetto rosso sulle labbra innaturalmente gonfie. – Lene, dov’è la tua… amica?

– Mia moglie è in bagno, tornerà a momenti – rispose Lene, caustica. – Strano tu faccia sempre questo errore, quando ti rivolgi a Quinn!

– Sarà perché avete dimenticato di invitarci al matrimonio – fece quella, velenosa. – Si può chiamare matrimonio? Scusa se te lo chiedo, ma queste cose moderne mi mandano tanto in confusione!

– Non ti preoccupare, insegno matematica agli adolescenti, ho abbastanza pazienza per ripetere le cose anche un milione di volte. A dispetto dell’ottusità del mio interlocutore – ripose Helene, velocizzando l’ultima parte della sua risposta. Gwyneth parve non sentirla. Continuò con un tono più lento. – Siamo regolarmente sposate, e in Connecticut, lo stato in cui vivi da quando sei nata, il matrimonio omosessuale è legale dal 2008.

– Il vostro ramo della famiglia è sempre stato quello più… particolare, ribelle – commentò Gwyneth Hargreaves, le perle che indossava si scossero con un movimento del collo ossuto. – Amanda ha persino scelto di sposarsi in California, che bizzarria!

– Abita qui da diciannove anni, non mi sembra così bizzarro.

– Ma la nostra famiglia abita tutta nel New England! – La sua voce era esageratamente melliflua. – La location è sicuramente deliziosa, ma è tanto scomodo arrivare dall’altra parte del Paese.

– Che vuoi farci, Gwyneth. – Alzò le spalle. – Amanda è innamorata della California, e poi la famiglia di Christopher è di Bel Air.

Lei fece una smorfia di finta cortesia, guardando il gruppo di invitati afroamericani al tavolo accanto. Indicò una coppia anziana. – Quelli sono i genitori del marito, vero? Ho saputo che sono schifosamente ricchi.

– Gwyneth, a cosa dobbiamo questa tua lieta incursione? – chiese Lene, esasperata, incerta su quanto ancora potesse mantenere la calma senza aggredire fisicamente sua cugina.

– Non credo di conoscere questo bel giovanotto seduto accanto a te – disse la donna, spostando gli occhi su di lui. Ray provò la sgradevole sensazione di essere scandagliato dalla testa ai piedi.

– È Ray. Ray Johnson – rispose Helene, e la cugina lo scrutò ancora. – Il ragazzo di Angel.

– Oh, lo scrittore – fece la donna, con una cordialità esagerata, porgendogli la mano. – Piacere di conoscerti.

Ray accettò la mano, provando però una certa riluttanza.

– Johnson… – La donna rifletté un secondo, continuando a tenergli la mano. – Conosco dei Johnson, hanno una casa vicina alla nostra a Martha’s Vineyard. Persone splendide. È possibile che siano tuoi parenti?

– Ne dubito, signora. Non ho parenti nel New England – rispose lui, ritirando la mano con sollievo.

– Capisco – fece lei, un po’ delusa. – E cos’altro fai nella vita, a parte scrivere?

– Non fargli il terzo grado, Gwyneth – aggiunse Helene, sbrigativa. La cugina si portò una mano al petto, ostentando un marcato dispiacere.

– Dio, non volevo certo essere inopportuna! Vai al college, caro? – chiese lei, insistente.

Ray annuì. – Sì, sono al terzo anno.

– E quale scuola frequenti?

– Yale – disse lui, lei annuì con una rinnovata approvazione.

– Oh, Yale! È un college molto importante. Quasi tutti gli Hargreaves lo hanno frequentato, be’, tranne quelli che sono andati ad Harvard – fece compiaciuta; poi, la sua espressione mutò improvvisamente. – Peccato per Angel e Adrian. Lei era una ragazza tanto brillante! Avrebbe potuto seguire il tuo esempio.

– Angel è molto brillante – disse Ray, lapidario.

– Non a caso, è entrata alla Juilliard School di New York, l’accademia artistica più importante del Paese. Non è un’impresa da poco – aggiunse Helene.

– Sì, suppongo possiamo definirla così. – La donna fece un sorriso largo, fintissimo. – Ma Adrian? Povero caro, si è iscritto all’università statale! Scommetto che con i giusti agganci avremmo potuto farlo ammettere in una…

– Adrian non è interessato agli agganci, Gwyneth – la interruppe Helene, mentre la cugina alzava le braccia.

– E poi crescere una figlia illegittima, con quella ragazza messicana, insomma…

– In realtà, Jennifer è americana, signora – disse Ray, irritato. – È nata in California. E le sue origini sono colombiane, non messicane. – Cercò di mantenere il controllo, non voleva risultare aggressivo, ma sentiva il nervosismo irrigidirgli i muscoli del viso.

– Gwyneth, cara, credo ti stiano cercando lì in fondo – suggerì la donna anziana. Gwyneth si voltò, annuendo. – È meglio se vai a vedere di cosa si tratta.

– Oh, sì, zia. Vado subito. È stato un piacere conoscerti, Randy.

Se ne andò, avanzando su un paio di tacchi vertiginosi. Helene appoggiò una mano sulla spalla di Ray. – Creatura adorabile, non è vero, Randy? – e imitò alla perfezione il tono usato poco prima da sua cugina; lui scoppiò a ridere.

– Come hai potuto immaginare, io e mia sorella non abbiamo molti rapporti con il ramo meno particolare della famiglia – continuò, sospirando. – Gwyneth e i suoi fratelli sono terribilmente razzisti, omofobi, non credono al cambiamento climatico, insomma, non è piacevole passarci del tempo insieme. Amanda voleva qui solo lo zio Orson, lei si è praticamente autoinvitata come sua accompagnatrice per ficcanasare.

La donna più anziana gli rivolse uno sguardo dolce. – Vedi, caro, Orson da giovane era molto diverso dai suoi figli, ha combattuto per l’egualità e i diritti civili.

– E loro devono essersi dimenticati dei suoi buoni propositi – sospirò Helene, nauseata. – Ho bisogno di vino per dimenticare di essere imparentata con certa gente.

Prese una bottiglia di vino bianco e si riempì il bicchiere, poi guardò Ray. – Passami il bicchiere, soldato, questo te lo sei proprio meritato.

– Tesoro, non credere che siamo tutti così, noi Hargreaves – fece la donna anziana, Helene rise.

– No, c’è anche di peggio. Zia Gladys ha detto a mamma: “Cielo, Helene, ha sposato una donna e Amanda un nero!”, e non ha aggiunto altro. – Helene buttò giù il bicchiere di vino e se ne riempì un altro. – Ammettiamolo, la gente ricca è terribile.

– Anche noi siamo ricchi, e non siamo terribili – aggiunse Phyllis, ironica. – Tua sorella controlla gli studi finanziari di tutta la contea di Los Angeles.

– Ho visto la cugina Gwyneth venire qui! State tutti bene? – chiese una bella donna dai capelli biondi, prendendo posto accanto a Helene e mettendo la mano sulla sua.

– Sì, chiedeva dove fosse la mia amica. Ha detto che Jennifer è messicana. Ha dato velatamente ai miei nipoti dei falliti, e poi… hm, cos’altro?

– Mi è sembrata fin troppo sorpresa del fatto che la famiglia di Christopher fosse abbiente – aggiunse Ray, Quinn scosse la testa.

– Sai com’è, sono un po’ troppo scuri per i suoi standard – fece Quinn, con un tono amaro. – L’ho sentita dire che voterà Trump alle prossime elezioni.

– Oh, e naturalmente Ray se l’è cavata per il rotto della cuffia.

– Yale? – chiese Quinn. Sua moglie annuì. – Quello è un ottimo lasciapassare per entrare nelle grazie degli Hargreaves.

– Se un giorno tu ed Angel decideste di sposarvi, ti giuro che combatterò con le unghie e con i denti perché nessuno di questi maledetti si presenti a rovinare il vostro giorno speciale – dichiarò Helene Van Doorn, e Ray arrossì leggermente.

– Be’, spero tanto che questo combattimento avvenga presto, allora – mormorò lui.

– Non è carino? – cinguettò Phyllis, commossa. – Vuoi sposarti con Angel, un giorno?

– A dire il vero sì.

– Di’ un po’, hai perso proprio la testa per la mia dolce nipotina, eh? – chiese Helene, con un sorriso sulle labbra. Lui annuì.

– Colpevole. – Ray la cercò con lo sguardo e la vide accanto a sua madre e Christopher. Lui indossava uno smoking elegante, nero, che contrastava con il tailleur bianco di Amanda Van Doorn.

– Lo vedo che muori dalla voglia di raggiungerla, vai – disse Helene, con un cenno della testa.

– Con permesso – e si alzò dal tavolo. Avvicinandosi al terzetto che stava chiacchierando con i cugini di Christopher, e, dal tono della conversazione in corso, immaginò fossero molto più piacevoli di Gwyneth Hargreaves.

– Non solo ha la voce di un angelo, ma avete visto quant’è bella? Sono così orgoglioso di poterla chiamare mia figlia! – disse l’uomo, con una voce profonda, mentre i cugini seduti di fronte a lui annuivano.

– Christopher ci parla sempre di te, Angel. Dice che sei una bravissima studentessa, e che a New York te la cavi egregiamente. Non è una città facile, per una ragazza così giovane – disse la donna ad Angel. – Sbaglio o non hai ancora compiuto ventun anni?

– Li compirò a luglio.

– Davvero esemplare!

– Mamma e Chris credono tanto in me, il loro supporto mi aiuta moltissimo.

– Christopher adora Angel e Adrian, ha un ottimo rapporto anche con il ragazzo di mia figlia. Eccolo qui, Ray! Vieni, questi sono i cugini di Chris, Trisha e Michael.

Ray il raggiunse, stringendo la mano alla coppia.

– Michael è il cugino di Chris, e Trisha sua moglie – chiarificò Amanda Van Doorn, Ray annuì.

– Ray Johnson, molto piacere di conoscervi!

– Ray Johnson? – ripeté l’uomo, sorpreso. – Potrebbe essere…?

– Lo scrittore de L’Alba del Re – rassicurò Christopher Davies, introducendosi nella conversazione. Diede una grossa pacca sulla spalla a Ray. – Ce l’hai proprio di fronte.

– Meraviglioso! – fece il cugino Michael, sorpreso. – Sei un vero genio! È incredibile poterti conoscere! Non vedo l’ora di leggere il secondo volume della tua saga. Quando uscirà in libreria?

– Se tutto procede come deve, a dicembre di quest’anno.

– Straordinario, straordinario! Trisha, hai capito? È l’autore de L’Alba del Re! – ripeté Michael, entusiasta, e sua moglie ridacchiò.

– Come avrai dedotto, mio marito è un tuo grande fan.

Ray sorrise, grato, e poi i suoi occhi si spostarono su Angel. Si accorse che anche lei lo stava guardando. Volò accanto a lui e lo prese per mano.

– Con permesso, scusateci un secondo – disse la ragazza, cortese, e lo condusse dietro un’alta siepe, lontano dal resto degli invitati. – Ho visto zia Gwyneth venire da voi. Quant’è stato traumatico?

– Mediamente traumatico. Zia Lene è un’ottima alleata per situazioni simili.

Angel gli circondò il collo con braccia. – Mi dispiace tanto, amore. La famiglia di Chris è decisamente più simpatica di quella di mia nonna.

– L’ho notato, sei stata più fortunata di me.

I due ragazzi si baciarono, lui le mise le mani sui fianchi. – Lo sai, questo vestito ti sta d’incanto.

– Ma se questo color pesca mi sta malissimo! – disse lei, sbuffando. – Sei un bugiardo.

– Invece sei bellissima. – Ray la baciò di nuovo sulle labbra. – Posso dire una cosa smielata?

– Sentiamo.

– Ho detto a tua zia e tua nonna che non vedo l’ora sia il nostro – sussurrò al suo orecchio.

– Il nostro cosa? – chiese Angel, confusa.

– Matrimonio.

Alzò lo sguardo, incontrando il suo. – Dici sul serio?

– Mai stato così serio. Io ti voglio sposare, e prima o poi succederà. È bene che lo sappia anche la tua famiglia.

– Al nostro matrimonio non verrà nessuno degli Hargreaves! – sentenziò lei, sognante, stringendosi a lui.

– Sì, me l’ha promesso anche tua zia.

– Un matrimonio da sogno, senza nessun invitato indesiderato.

– Angel McMahon, vuoi sposarmi in un arco di tempo ragionevole, quando saremo economicamente autosufficienti, e senza nessun parente odioso?

– Mille volte sì. – Scoppiò a ridere, mentre lui la baciava di nuovo.

– Okay, dobbiamo decidere un po’ di cose.

– Del tipo?

– California o New England – disse lui, serio. – Considerando l’astio che gli Hargreaves hanno per la California, suggerisco la California.

– Mozione accolta – rispose lei, convinta. – Serviremo solo sushi e caramelle. Così tutti si lamenteranno, dicendo che i matrimoni di una volta erano più sontuosi.

– E da bere?

– Cocktail dai nomi strani. Tipo Mutande Breeze o Schifo Liquido.

– Ottima idea. Naturalmente, io indosserò un costume da bagno.

– Mi sembra giusto. Credi che io possa mettere un vestito di Halloween?

– Be’, sarà il tuo matrimonio, devi essere tu a decidere.

– Voi due, vi state accoppiando qui dietro? – chiese la voce di Jennifer, ed entrambi si voltarono nella sua direzione.

– Certo, Jennifer. Stiamo facendo l’amore durante la festa per il matrimonio della mamma di Angel con tutti i suoi parenti seduti proprio lì dietro – fece Ray, alzando gli occhi al cielo, mentre la ragazza usciva allo scoperto.

– Una cugina di Amanda mi ha chiesto urlando e parlando lentissimo se riuscissi a capire la sua lingua – disse lei, grattandosi la testa. – E credo abbia detto che Satine è una deliziosa meticcia. Si usa ancora questa parola?

– Sono così imbarazzata… – Angel si coprì il viso con le mani.

– Non preoccuparti, io le ho chiesto se indossasse quel vestito per aver perso una scommessa e lei si è volatilizzata. – Jennifer alzò le spalle, con noncuranza – Comunque, sono venuta a chiamarvi, Chris sta per iniziare il suo discorso. Andiamo!

Loro la seguirono, tornando nell’area in cui tutti gli invitati sedevano ai tavoli. Christopher e Amanda erano gli unici ad essere in piedi, al centro dell’enorme giardino allestito con fiori bianchi e rosa.

I tre ragazzi presero posto allo stesso tavolo. Satine sedeva in braccio a nonna Phyllis, accanto a loro, Adrian, girato verso sua madre.

Chris fece tintinnare un bicchiere, attirando l’attenzione, e calò il silenzio. In sottofondo, c’era solo la musica delicata del quartetto d’archi. – Riempite i calici, amici. Vorrei fare un brindisi. – Si prese una pausa, e sollevò una flûte di champagne, indicando la donna dai capelli rossi accanto a lui.

– Due anni fa, in un caffè, tra migliaia di caffè a Los Angeles, una donna mi rubò l’ultima brioche vuota.

Amanda rise.

– Sapete, quel giorno ero molto nervoso. Avevamo perso un grosso cliente al lavoro, la mia assistente si era licenziata, e lei aveva anche rubato la brioche che avevo adocchiato. Così, glielo feci notare. Lei, sbuffando, spezzò a metà la brioche e me ne passò una parte. Non era tenuta a farlo, ma lo fece comunque. Prima che uscisse da quella caffetteria, le chiesi se potevo offrirle qualcosa, e lei mi guardò e mi disse: “Un cappuccino”. Le chiesi il numero di telefono. Si chiamava Amanda Van Doorn, ed era la donna più bella che avessi mai visto in vita mia. Da oggi, è mia moglie. Voglio brindare a te. – Dai tavoli si levò un coro commosso di schiamazzi e qualcuno forse già piangeva. Angel appoggiò la testa alla spalla di Ray, e lui la cinse col braccio. – Mi bastò dividere una brioche con quella sconosciuta per innamorarmi di lei. Quanto ci sarà voluta, una frazione di secondo?

– Mezza brioche e un cappuccino – disse Amanda, sorridendo.

– Innamorarsi a cinquant’anni, perdutamente, ricominciare a vivere, oppure cominciare a vivere sul serio. Non credevo sarebbe successo, ma tu mi hai dimostrato che i miracoli possono accadere. E tu sei il mio miracolo. E ti amo, per questo e per altri mille motivi. – Chris baciò sua moglie. – Oggi, agli occhi di Dio e del mondo intero, la tua storia diventa anche la mia. I tuoi figli saranno i miei figli. – Intrecciò le mani con quelle della donna. – E dedicherò ogni mio respiro, fino all’ultimo, a te. Sei l’amore della mia vita, Amanda.

Lei lo abbracciò, e il marito la strinse forte, nell’applauso generale degli invitati.

– La mamma sembra davvero felice, vero? – fece Adrian McMahon, avvicinandosi a sua sorella. Lei annuì. Si voltò a guardare sua zia, e si accorse che aveva il viso rigato di lacrime. – Zia Lene?

 

Helene Van Doorn non era una tipa che piangeva facilmente. Aveva pianto solo tre volte. Quando erano nati i suoi nipoti, e una volta di tanti anni prima, quando aveva sentito Angel parlare con la sua mamma, il giorno in cui si erano trasferiti a Starbright Beach da New York, per ricominciare da zero la loro vita. Non aveva pianto nemmeno quando suo padre era morto.

Non le piaceva l’idea di piangere per cose tristi, preferiva piangere di gioia. Preferiva le lacrime spinte fuori dal cuore gonfio di cose belle. E in quel giorno di maggio pianse per tutte le cose che Angel e Adrian non potevano ricordare, e che erano troppo piccoli per capire. Per il loro mondo che diciannove anni prima era totalmente diverso. Per chi era Amanda Van Doorn quando la sua vita era in macerie. Quella ragazza coi capelli rossi e gli occhi tristi, che stringeva troppo i suoi figli, che aveva paura di lasciarli andare. Lei, che aveva stravolto la sua realtà, chiuso i ponti col passato. Lei che da sola si era alzata in piedi, aveva messo su un’azienda, un impero economico, e aveva soffiato il vento sulle vele di Adrian e di Angel, perché potessero navigare verso la loro felicità. Perché fossero felici a vent’anni, visto che lei non aveva potuto esserlo. Perché quella ragazza dai capelli rossi e gli occhi tristi, nella sua vita, aveva perso e sofferto troppo, ma adesso amava di nuovo. Adesso poteva fidarsi di nuovo. Di quell’uomo meraviglioso accanto a lei. E, adesso, era di nuovo libera di amare. Era libera davvero di ricominciare a vivere. – Zia Lene?

Sua nipote la stava guardando, l’espressione allo stesso tempo preoccupata e divertita.

– Ma stai piangendo?

Sorrise, asciugandosi gli occhi. – Credo proprio di sì, piccola. Con l’età, sono diventata una frignona.

Matrimonio Van Doorn Davis

 

Episodio Sette di Dodici, Amalia Marro

Editing: Gloria Macaluso

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