Dodici La Serie – Episodio 2
18 dicembre 1998
Starbright Beach, Los Angeles, California
Sua madre si era girata per guardarlo dal sedile anteriore. I lampioni della strada le colpivano il viso con squarci di luce arancione che nei tratti bui la facevano sparire in un’ombra bluastra. Dopo la sua prima domanda, il papà aveva smesso di canticchiare, per ascoltarlo. Kate, invece, non gli aveva prestato la minima attenzione, concentrata com’era a giocare col Game Boy.
Titubò. Aveva paura di chiedere qualcosa di inappropriato. La donna se ne accorse e gli sorrise incoraggiante. – …vuoi sapere cos’è una festa di fidanzamento? – Il bambino annuì, e lei si voltò un po’ di più verso di lui, per guardarlo meglio. – Be’, una festa di fidanzamento si organizza quando due persone decidono di sposarsi.
Lui rifletté su quelle parole, prima di proseguire, poi parlò: – Quindi il papà di Edge vuole sposare Caroline?
– Esatto – confermò Lorraine Johnson. – Caroline diventerà la matrigna di Edge.
– Quindi la mamma di Edge non tornerà mai più?
La donna lanciò uno sguardo veloce a suo marito, poi tornò al figlio. – Purtroppo no, amore. Jill non tornerà più.
Il bambino aveva abbassato gli occhi. – Non dovevo chiederlo… scusami, mamma.
– Ray, non avere paura di fare domande a me o alla mamma – lo confortò suo padre, tenendo gli occhi fissi di fronte a sé, mentre guidava. – E non hai bisogno di scusarti per la tua curiosità.
– Okay, papà – rispose lui, rassicurato, e allora continuò: – La mamma di Edge non tornerà perché è morta, vero?
– Sì, è così – confermò Lorraine, con un sorriso dolce verso di lui.
– Ma lei non era vecchia – fece il bambino, confuso. – I nonni erano vecchi, quando sono morti.
– No, non lo era. Hai ragione – disse la donna. – Tu ricordi qualcosa della mamma di Edge?
Aveva la vaga immagine di una donna dai capelli biondi seduta su un divano, ma non gli veniva in mente niente di più definito. – Non proprio.
– La mamma di Edge aveva una malattia.
– Come un raffreddore? – chiese lui, con una nota di allarme nella voce.
– No, non come un raffreddore, tesoro – rispose prontamente la madre. – Era una cosa molto brutta, e non è stato possibile salvarla.
– Io credevo che… – si fermò, ma poi ripensò alle parole che suo padre gli aveva detto poco prima, e decise di parlare. – … che le persone morte potessero ritornare, dopo un po’.
– Davvero? – domandò sua madre, la sua espressione si manteneva dolce e comprensiva.
– Sì. Pensavo che una volta morti si andava in un posto bellissimo. Come in quel quadro a casa di nonna, per esempio! Con l’acqua, e le barche, e… e tutte le piante. Credevo che morire era come una vacanza. E poi si ritornava a vivere con gli altri, come prima.
– Sai, non si sa davvero dove si vada, dopo la morte. – Lorraine guardò negli occhi suo figlio. – Qualcuno pensa che si vada in un posto bellissimo, come dicevi tu.
– Ma poi non si torna mai più a casa?
– No, cucciolo. Dopo non si torna più.
– Ho capito – mormorò lui, lasciandosi cadere con la schiena sul sedile e guardando fuori dal finestrino. – Però… Edge mi ha detto che la sua mamma sarebbe tornata prima o poi, gliel’ha detto suo padre. E lui la sta ancora aspettando. Forse loro due non lo sanno, che non torna più.
– Ray, alcune volte noi adulti vogliamo proteggervi dalle cose brutte, e vi diciamo delle piccole bugie. Non dovremmo farlo, ma ad essere sinceri, nemmeno noi sappiamo bene come comportarci, in certe situazioni.
– Ma voi grandi sapete sempre tutto! – sbottò lui, sbalordito. La mamma scosse la testa.
– Non tutto, amore. Anche noi dobbiamo imparare e capire, proprio come fate voi bambini. Però, dalla nostra parte abbiamo un potere speciale, e possiamo provare a non farvi soffrire troppo quando una di quelle cose brutte ci si para davanti. Il papà di Edge voleva che lui fosse un po’ più felice di come sarebbe stato all’idea di non vedere più la sua mamma.
– E quindi il papà di Edge ha detto una bugia buona?
– Sì, possiamo chiamarla bugia buona.
– Ma se il papà di Edge si sposa con Caroline… Edge saprà che la sua mamma non tornerà più – disse Ray. – E allora diventerà triste, e io… non voglio. Non posso fare proprio niente per far tornare la sua mamma a casa?
Lorraine Johnson sentì la gola stringere. Avrebbe voluto prendere suo figlio e abbracciarlo forte. Era troppo ingiusto che dei bambini così piccoli dovessero fare i conti con la potenza devastante di una perdita tanto significativa. Si sforzò di non crollare e mantenere la sua espressione sicura, e parlò con lo stesso tono che aveva usato fino a quel momento. – Non puoi farla tornare a casa, ma puoi fare qualcos’altro. Ad esempio, volergli bene e stare accanto a lui. E ascoltarlo, quando avrà voglia di parlare con te. Puoi fare queste cose, Ray?
– Sì, certo!
– Allora da oggi anche tu hai un potere, come noi grandi.
– Come un supereroe?
– Proprio così. Aiuterai Edge a stare un pochino meglio, e anche se sembra poco, in realtà questa è una cosa bellissima.
Lo trovò un potere limitato, ma pensò che la mamma avesse ragione, e valeva la pena provare a usarlo. Quando arrivarono a casa Baker, Kate andò a giocare ai videogiochi coi fratelli maggiori di Edge, ma di lui non c’era traccia. A parte loro quattro, non era presente nessun altro invitato.
Caroline Andrews, la fidanzata di Greg Baker, si inginocchiò di fronte al bambino e gli accarezzò la testolina. – Ciao, Ray.
– Salve, Caroline – rispose lui, educato, ma al tempo stesso un po’ imbarazzato. – Auguri per il fidanzamento.
– Ti ringrazio molto – disse lei, gentile. – Edge è nella sua stanza, e ti sta aspettando. Credo proprio che abbia bisogno di passare un po’ di tempo col suo migliore amico.
– Posso andare da lui?
– Naturalmente, tesoro. – Caroline gli fece un cenno e lui corse verso la porta della camera, che era chiusa. L’aprì. Lo vide seduto sulla sua sedia, sentendo il rumore della maniglia si era voltato.
Balzò in piedi e gli andò incontro. – Ray! Finalmente sei qui!
Ray richiuse la porta. – Come stai?
– Io? Oh, io bene! – fece Edge, con noncuranza, gli lanciò uno sguardo di traverso. – Perché me lo chiedi? Loro ti hanno detto qualcosa?
– Loro chi?
– Papà e Caroline – rispose lui, con una smorfietta. – Si sposeranno, lo sai?
– Sì.
Edge si mise sul suo letto a forma di automobile. Ray prese posto accanto a lui. – Sai cosa sarebbe davvero forte adesso? Se questa auto fosse vera. Potremmo andare in tutto il mondo! Tu dove vorresti andare? Io in Cina, Farrah mi ha detto che ci sono i draghi laggiù.
– Draghi? – chiese Ray, spalancando gli occhi. – E secondo te potremmo anche cavalcarli?
– Ma certo che sì! E poi potremmo volare coi nostri draghi ovunque!
– Io vorrei vedere un posto con i pirati!
– E potremmo diventare anche noi pirati, secondo te?
– Penso di sì! Mica tu avresti paura?
– Io? Io non avrei paura di niente – disse lui, battendosi una mano sul petto. – E poi voglio andare dove c’è il ghiaccio.
– Se diventiamo pirati con un drago possiamo fare quello che vogliamo, secondo me.
– Però non lo so se Farrah mi ha detto la verità – aggiunse Edge, dopo un po’, calciando l’aria.
– Perché dici così?
– Perché anche papà mi ha detto delle bugie. – L’espressione del bambino si accigliò parecchio. – Quando gli ho chiesto come facevamo se mamma tornava, visto che si sposa con Caroline. E lui mi ha detto che mamma era in cielo, per sempre. Le persone non tornano più, quando muoiono. Fa proprio schifo questa cosa.
– Hai ragione, Edge. Fa schifo.
Edge prese una pallina da terra e la lanciò in alto. – Lo sai? Tu sei l’unico che mi ha detto che fa schifo. Perciò sei mio amico, perché tu mi dici sempre la verità.
– Edge, se Caroline si sposa con il tuo papà, tu sei felice?
– Non lo so. Caroline è okay – disse, con semplicità, guardando il soffitto. – Però… perché papà non me l’ha detto prima? Se lo sapeva già, che mamma non tornava più… perché non lo ha detto?
Ray si stese accanto al suo amico. – Perché certe volte i grandi dicono bugie, ma non tutte le bugie sono cattive. L’ho scoperto proprio oggi.
– Dici sul serio?
Annuì, con espressione seria. – Sì, pensano che siamo troppo piccoli per capire.
– Sono loro che non capiscono proprio niente! – sbottò Edge; lanciò la pallina via, e incrociò le braccia. – Sono degli stupidi!
I due bambini restarono in silenzio, distesi l’uno accanto all’altro. Poi Edge parlò di nuovo, ma stavolta la sua voce era sottilissima. – Ray, ma se voglio bene a Caroline… tu pensi che la mia mamma mi odierà?
– No! – rispose lui, senza pensarci nemmeno, voltandosi verso l’altro. – Penso che puoi volere bene a tutte e due. E loro vogliono bene a te!
Edge annuì, restando ancora qualche minuto in silenzio. Ray gli lanciò un’occhiata.
– Ti va se giochiamo a qualcosa?
– Sì, prendo Indovina Chi?
Caroline si allontanò dalla porta, sospirando. Sapeva bene che non avrebbe dovuto origliare quella conversazione, ma il suo istinto era stato più forte e non era riuscita a evitarlo. Era troppo preoccupata per Edge, e sperava davvero che avrebbe parlato con Ray dicendo almeno a lui cosa stava provando, in quei giorni. Da quando lei e Greg avevano annunciato il fidanzamento, infatti, il bambino era diventato ostile e taciturno. E solitamente era allegro, vispo e affettuoso.
La ragazza raggiunse gli invitati nel salone di casa, mentre Greg stava raccontando della proposta fattale la settimana prima. Era stato molto bello, e lei si era sentita al settimo cielo. Naturalmente, aveva detto di sì senza doverci riflettere.
I problemi erano arrivati dopo.
A cominciare dai suoi genitori, che si erano detti contrari al matrimonio con un uomo tanto più vecchio di lei e con già tre figli avuti dal precedente matrimonio. A Caroline la differenza di età con Greg non era mai pesata, e adorava i ragazzi, li conosceva bene. Aveva trascorso con loro, e soprattutto con Edge, quasi ogni giorno degli ultimi sei anni. Era stata assunta come babysitter nel 1992, l’anno in cui la malattia di Jill aveva iniziato a corroderla dall’interno. Da quel momento, Greg e sua moglie avevano passato parecchio tempo fuori casa, tra cliniche, cure e tentativi disperati di controllare quello che il destino aveva in serbo per loro. E ora lui si sarebbe sposato con la babysitter, che in quegli anni aveva assistito a tutto quel dolore. Anche per questo, in molti non avevano visto di buon occhio la loro unione.
Caroline e Greg avevano iniziato a uscire insieme solo nell’inverno del 1997, quando lei aveva smesso di essere la babysitter della famiglia. Non era un’ingenua, e sapeva bene quello che la gente avrebbe pensato, che era un’arrampicatrice sociale, ma non le importava. Amava Greg, e questo era tutto ciò che contava. La coppia si era ritrovata osteggiata praticamente da chiunque, tranne che da Vinnie e Lorraine Johnson, i più cari amici della famiglia Baker, e la storia di come si erano incontrati era davvero curiosa.
Lorraine Johnson era arrivata all’ospedale di Starbright Beach in travaglio, le acque appena rotte, l’8 gennaio 1991. L’avevano portata in una stanza, e lì c’era un’altra donna, anche lei in attesa, ma non abbastanza dilatata. Era lì da venti ore. Si chiamava Jill Baker, suo marito era accanto a lei e cercava di distrarla dal dolore raccontandole storie sulla sua infanzia in Messico, alle quali lei rispondeva ridendo che le conosceva già tutte e lui aveva iniziato a pensare a cos’altro dirle. A quel punto, Lorraine si era intromessa dicendosi interessata a saperne di più, e Jill era scoppiata a ridere.
Da quel momento, le due donne erano passate a chiacchierare tra loro, snocciolando particolari su quella gravidanza e le precedenti, entrambe avevano già avuto figli. Lorraine e Vinnie ne avevano una di due anni, Katherine, mentre Jill e suo marito Greg ne avevano due, Farrah, la più grande, aveva sei anni, ed era una bambina molto creativa, che voleva fare l’attrice, e William, di tre. Il nuovo bambino era stato una magnifica sorpresa, e non vedeva l’ora che nascesse. L’impazienza era dovuta, oltre che all’amore genitoriale, all’estenuante attesa, che scivolava lentamente verso le ventiquattro ore. E la cosa divertente fu che Vinnie e Lorraine furono i primi a vedere il loro bambino venire al mondo. Raymond Johnson nacque alle 5:50 del mattino seguente, urlando a pieni polmoni. E non fu da meno il piccolo Edgar Gregory Baker, che respirò per la prima volta l’aria del mondo esterno alle 12:30.
Da quel momento, le due famiglie divennero inseparabili. Ogni festa, ogni vacanza, fu trascorsa nella reciproca compagnia, e ogni tragedia affrontata fianco a fianco.
Jill se n’era andata con Lorraine seduta accanto, che le teneva la mano libera dalle flebo. Aveva avuto dei bellissimi capelli biondi, ma erano caduti da un pezzo. Il viso, nonostante fosse scavato e pallido, manteneva la sua vecchia bellezza in un modo tutto nuovo, straordinario. Forse perché la sua forza prevaleva su ogni altro dettaglio, traspariva dai lineamenti alterati dalla malattia, dai suoi occhi cerulei resi acquosi dalle medicine. Lorraine sapeva che la sua migliore amica non voleva morire. Voleva vedere i suoi figli diventare grandi. Durante la sua ultima ora era stata molto loquace, come se un nuovo vigore l’avesse risvegliata. Proprio come quel primo giorno in cui si erano incontrate. Parlò di Farrah, delle sue recite. Di William, della sua passione per i dinosauri, e disse che non vedeva l’ora di vederlo diventare uno scienziato. E poi parlò di Edge, e i suoi occhi risero. È il bambino più bello del mondo, Lori, non è vero? Poi le palpebre si erano abbassate, e Jill si era lasciata andare. Il viso rilassato, il dolore come scomparso.
Qualcuno, al funerale, aveva parlato di lei come di una guerriera, della sua malattia come di una battaglia, della sua morte come di una cosa che poteva capitare. Lorraine aveva profondamente detestato tutte quelle parole. Quella di Jill non era stata affatto una battaglia, era stata un’ingiustizia, non aveva gli strumenti per contrastare il suo nemico. E comunque aveva fatto tutto il possibile per strappargli la vita dalle mani, e riprendersela, ma senza riuscirci. Non aveva potuto fare nulla. Avrebbero dovuto considerarla una sconfitta? E il fatto che il piccolo Edge avesse perso sua madre a soli tre anni come avrebbe potuto considerarsi qualcosa che poteva capitare? Quella famiglia aveva conosciuto il dolore più atroce, e dopo quattro anni di sofferenze, qualcosa di bello tornava a dare animo a Greg Baker. Come avrebbe potuto, lei che aveva voluto bene a Jill come a una sorella, desiderare la solitudine per suo marito? Lei conosceva Jill. Sapeva che sarebbe stata felice per quel nuovo amore, perché a quel punto, la vita sarebbe finalmente ritornata nella sua casa.
Caroline si lasciò cadere accanto a lei, su una sedia vicino al tavolo. Vinnie e Greg stavano scegliendo cosa preparare durante la cena di Natale della settimana successiva. Lorraine si voltò a guardare la donna più giovane, e si accorse che qualcosa la turbava. – Che succede?
– Sono preoccupata per Edge.
– Non ha preso bene la notizia?
Lei annuì, sconsolata. – Noi abbiamo uno splendido rapporto, non voglio che questo cambi.
– Tesoro, non cambierà. Edge ti vuole bene.
– Darei la vita per quel bambino, l’ho visto crescere, so quanto ha sofferto…
– Forse ha solo bisogno di tempo.
– Posso dargliene quanto ne vuole – confermò lei, guardando l’altra donna negli occhi. – Io ci sarò sempre per lui. Farrah e William sono stati più felici, eppure pensavo che avrebbero avuto più problemi ad accettare la novità. Non credevo che proprio Edge…
– Caroline, credo che Edge abbia dovuto fare i conti con una realtà che non gli era del tutto chiara. Ma fidati, le cose si aggiusteranno presto.
– Sai, capisco Ray da chi ha preso – fece lei, accennando un sorriso. – Prima ero fuori dalla stanza di Edge, e ho ascoltato cosa stavano dicendo. Mi è sembrato un bambino davvero saggio, e tanto sensibile. Sono felice che Edge abbia un amico come lui.
– Edge è la persona più importante per Ray, ci sarà sempre per lui. E anche io ci sarò sempre. Per Greg, per i ragazzi. E per te.
– Non so dirti quanto ti sono grata. – La ragazza scoppiò a piangere, e il suo fidanzato si voltò immediatamente a guardarla, mentre Lorraine abbracciava Caroline.
– Stanno succedendo tante cose, vero?
– Mia madre ha detto che non verrà al matrimonio, la mia migliore amica si rifiuta di farmi da damigella… questa dovrebbe essere la nostra festa di fidanzamento, e non è venuto nessuno dei miei amici, o parenti. Perché devono rendere tutto questo un inferno?
– Ascolta, Caroline… i tuoi genitori cambieranno idea. E anche i tuoi amici. E se non fosse così, be’, chi se ne importa! – fece lei, e Caroline la guardò sbalordita. Lorraine alzò le spalle.
– Tu ami Greg, giusto?
– Più di ogni cosa al mondo.
– Allora questo è tutto ciò di cui hai bisogno. Se qualcuno non è felice per te, non ha bisogno di essere nella tua vita. E se la tua migliore amica non vuole farti da damigella, ne hai una disponibile proprio qui di fronte a te. Certo, forse sono un po’ più anziana di lei, ma se scegli un vestito azzurro, ti assicuro che mi starà una bomba.
Vinnie scoppiò a ridere. – Questa è la verità, è il colore che le dona di più in assoluto.
Caroline continuava a guardare la donna davanti a lei con un’espressione sorpresa. – Lorraine, ma dici sul serio?
– Mai stata così seria.
– Mi faresti davvero da damigella d’onore?
– Ne sarei felicissima.
Abbracciò di nuovo l’altra donna con trasporto, ringraziandola mentre le lacrime continuavano a scendere sulle sue guance. – L’azzurro va benissimo.
– Che dite, diamo inizio alla festa? – chiese Greg, avvicinandosi alle due donne. Lorraine si alzò e raggiunse suo marito che stava versando da bere.
– Greg è preoccupato per Caroline. E per i bambini – mormorò lui, a voce bassissima.
– Anche Caroline è preoccupata. Ma sono sicura che tutto andrà bene – rispose lei, usando lo stesso volume.
– Sì, ne sono sicuro anch’io. – Vinnie si voltò verso l’altra coppia, e poi alzò la voce: – Hey, Greg! Il solito Tom Collins, o qualcos’altro?
– Sai che sono un tradizionalista, quando si tratta di cocktail – disse quello, ridendo.
Vinnie Johnson versò del succo di lime nel bicchiere e mescolò bene. Il quartetto si riunì a tavola, e insieme riuscirono a rendere anche quella serata piacevole, dando inizio a un nuovo capitolo della loro vita, a una nuova amicizia, e a tutte le cose che nel corso degli anni li avrebbero visti sempre uniti.
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